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NUOVE SANZIONI PER TEHERAN

QUALI PROSPETTIVE PER GLI OPERATORI ECONOMICI

Quadro economico-giuridico dell’Iran dopo l’accordo sul nucleare del 2015

A partire dal gennaio 2016 è entrato in vigore il piano d’azione congiunto sul nucleare iraniano (JCPOA) raggiunto dai paesi 5+1 (USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Germania), con la conseguente cessazione dello stingente piano sanzionatorio cui l’Iran era sottoposto fino a quel momento.

Il nuovo quadro normativo che ha interessato l’Iran ha dato vita ad una fiorente fase di crescita economica, consentendo un progressivo ritorno agli scambi commerciali e all’attrazione degli investimenti esteri.

A partire dal 2017, l’Italia è divenuta il primo partner commerciale dell’Iran tra i paesi dell’Unione Europea, superando Francia e Germania. L’interscambio commerciale tra i nostri Paesi è cresciuto nell’ultimo anno del 97% rispetto all’anno precedente, arrivando a quota 5 miliardi di euro.

Il graduale processo di modernizzazione nonché la molteplicità di fattori attrattivi del Paese quali la posizione geografica, la composizione demografica della popolazione, l’alto livello di alfabetizzazione e scolarizzazione, le ingenti risorse naturali e la presenza di una rete sufficientemente sviluppata di infrastrutture, trasporti e telecomunicazioni, hanno generato un cospicuo interesse da parte delle nostre aziende.

All’indomani dell’apertura dei mercati iraniani, l’Italia si è imposta rapidamente quale partner strategico del Paese sciita, fornendo un ampio bagaglio di know-how, per la realizzazione prevalentemente di grandi opere infrastrutturali.

Numerosi sono stati inoltre, gli accordi siglati per l’implementazione di progetti in materia di oil & gas, produzione di energia elettrica e sviluppo dell’industria chimica, petrolchimica e metallurgica.

Di fondamentale importanza è stato il negoziato, conclusosi ad inizio anno e favorito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha condotto alla firma del cosiddetto Master Credit Agreement.

Si tratta di un accordo quadro del valore di 5 miliardi di euro sottoscritto da Invitalia Global Investment, società controllata al 100% dal MEF, e due banche Iraniane Bank of Industry and Mine e Middle East Bank. In particolare, sono stati fissati i termini e le clausole generali che regoleranno i futuri contratti di finanziamento (Facility Agreement) conclusi tra l’istituzione finanziaria italiana e le due banche iraniane per lo sviluppo di progetti e partnership in Iran, realizzati congiuntamente da imprese italiane ed iraniane, in settori di reciproco interesse.

A testimonianza dell’apertura del mercato iraniano agli operatori esteri si pone la recente approvazione da parte del Majlis, il parlamento iraniano, del piano per la creazione di ulteriori dodici Special Economic Zones e otto nuove Free Trade Zones, nonché la presenza di una specifica normativa volta a promuovere e proteggere gli investimenti esteri, il cd. Foreign Investment Protection and Promotion Act (FIPPA).

Ripristino sanzioni secondarie USA

La breve fase di crescita economica iraniana è stata, tuttavia, messa in crisi dal ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare. Le numerose ed esplicite critiche rivolte all’accordo da parte dell’amministrazione americana sono sfociate, l’8 maggio di quest’anno, nell’unilaterale ritiro degli Stati Uniti dal piano congiunto globale e nel ripristino delle sanzioni precedentemente revocate.

Con l’Executive Order 13846 del 6 agosto è stata ripristinata una prima tranche di sanzioni, alla quale ne è seguita una seconda entrata in vigore il 5 novembre.

Di particolare rilevanza sono le sanzioni reintrodotte a partire dal 7 di agosto, essendo finalizzate a colpire i soggetti non americani che intrattengo relazioni economico-commerciali con l’Iran. Si tratta di sanzioni secondarie caratterizzate dalla portata extra-territoriale: la sottoposizione alle sanzioni non concerne entità giuridiche americane (non essendo venute meno a seguito del JCPOA le sanzioni primarie, alle quali sono sottoposti esclusivamente i soggetti statunitensi) ma parti terze coinvolte nell’industria dell’auto-motive, del settore petrolifero, minerario, chimico, petrolchimico, nonché imprese di shipping e istituzioni finanziarie. Chiunque – indipendentemente da ogni località o nazionalità – risultasse coinvolto nel commercio in determinati settori con lo Stato iraniano, potrà essere sottoposto alle misure punitive americane cha spaziano dall’imposizione di sanzioni economiche fino all’esclusione dal mercato USA.

L’elenco del primo round di sanzioni entrate in vigore il 7 agosto riguardano:

a) L’acquisto di dollari da parte del governo iraniano;

b) Il commercio in oro o metalli preziosi;

c) La vendita diretta o indiretta, la fornitura e il trasferimento verso o dall’Iran di grafite, metalli grezzi o semi lavorati quali alluminio, acciaio, carbone e software per l’integrazione dei processi industriali;

d) Le transazioni significative riguardanti acquisto o vendita di rial iraniani, o il mantenimento di conti denominati in rial al di fuori del territorio iraniano;

e) L’acquisto, la sottoscrizione o la facilitazione dell’emissione di debito sovrano iraniano;

f) Il settore dell’auto-motive iraniano.

A partire poi dal 5 novembre, con l’entrata in vigore del secondo round di sanzioni, è stata la volta dell’implementazione delle sanzioni più critiche, poiché viene toccato il settore traino dell’economia iraniana cioè quello delle risorse naturali e delle transazioni finanziarie internazionali.

In dettaglio, sono stati sottoposti a misure sanzionatorie:

a) Gli operatori portuali iraniani, settore navale e delle costruzioni navali, comprese la Islamic Republic of Iran Shipping Lines (IRISL), la South Shipping Line Iran e loro affiliate;

b) Le transazioni relative al petrolio con la National Iranian Oil Company (NIOC), la Naftiran Oil Company (NOC), la Naftiran Intertrade Company (NICO) e la National Iranian Tanker Company (NITC), incluso l’acquisto di petrolio, prodotti petroliferi e petrolchimici dall’Iran;

c) Le transazioni di istituzioni finanziarie straniere con la Banca Centrale Iraniana (CBI) e con le istituzioni finanziarie iraniane designate nella sezione 1245 del National Defense Authorization Act del 2012 (NDAA);

d) La fornitura di servizi di messaggistica finanziaria alla Banca Centrale Iraniana e ad altre istituzioni finanziarie iraniane;

e) La fornitura di servizi di assicurazione;

f) Il settore dell’energia.

Le summenzionate sanzioni per il momento toccano l’Italia solo in parte poiché insieme ad altri sette paesi (Cina, India, Grecia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Turchia) è stata esentata dal divieto di importazioni di petrolio dall’Iran per un periodo massimo di sei mesi dall’entrata in vigore del secondo round di sanzioni.

Soluzioni prospettate dall’UE al fine di attenuare l’impatto negativo

L’elevata interdipendenza del mercato europeo con quello americano pone in una posizione delicata le imprese europee e particolarmente esposte sono quelle italiane.

Le istituzioni europee da sempre impegnate nella difesa dell’accordo sul nucleare hanno esplicitamente condannato la ritirata americana. Tra le proposte implementate, al fine di mantenere attivi i canali economici e commerciali avviati con l’Iran, nonostante le sanzioni statunitensi, vi è stata la riforma del Regolamento di Blocco del 1996, l’estensione del mandato della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), alla quale è stato attribuito il compito di fornire garanzie sulle attività finanziarie con Teheran ed infine, l’approvazione da parte della Commissione Ue di un pacchetto di aiuti allo sviluppo sostenibile.

Per quanto concerne il riformato Regolamento di Blocco c’è da sottolineare come questo vieti alle aziende europee di conformarsi alle disposizioni americane e la possibilità di ottenere un risarcimento per i danni derivanti dall’applicazione delle sanzioni.

Tale strumento, anche se puntualmente efficace nei confronti delle misure sanzionatore economiche imposte dalle autorità americane, non è in grado di assicurare le imprese dai meccanismi punitivi più gravi, quale ad esempio la confisca degli asset presenti sul territorio statunitense nonché l’esclusione dai mercati economico-finanziari americani.

Un ulteriore strumento in cantiere riguarderebbe la possibilità, vista l’esclusione delle banche iraniane dal sistema di messaggistica finanziaria internazionale dei pagamenti (SWIFT), di creare un meccanismo di pagamenti ad hoc, le cosiddette gateway banks, che consentano di mantenere i canali finanziari inalterati, in modo tale da non pregiudicare la capacità del Paese di inviare e ricevere pagamenti. In questa direzione si sono mosse Francia e Germania avanzando proposte per ospitare il cosiddetto Special Purpose Vehicle (SPV) al fine di baypassare le sanzioni e quindi facilitare i pagamenti legati alle esportazioni iraniane, incluso il greggio, e le importazioni.

L’economia iraniana come anticipato, ha sicuramente risentito il duro colpo, tuttavia, alla luce dei nuovi sviluppi e degli sforzi dell’Ue il Rial iraniano dopo aver toccato un minimo raggiunto tra agosto e settembre, inizia a dare i primi segni di stabilizzazione con un rapporto euro/rial pari ad 1€ : 47 IRR.

L’attuale situazione ha aperto rilevanti scenari di incertezza per quanto concerne i settori colpiti dalle sanzioni, le grandi compagnie europee, con rilevanti fette di business negli Stati Uniti si stanno ritirando dal mercato iraniano venendo meno ai memorandum of understanding siglati all’indomani del JCPOA, non resta che attendere gli sviluppi per delineare un quadro completo sul futuro delle relazioni economiche italo-iraniane.