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Piccole imprese oltre i confini

La Comunità ha lanciato, nel corso degli anni, molti progetti per sostenere l’internazionalizzazione delle pmi, specie al di fuori dell’area dell’Unione. Ecco una carrellata degli incentivi previsti.

Le numerose opportunità di accesso ai programmi comunitari che mirano a favorire l’internazionalizzazione aprono alle pmi la possibilità di affacciarsi a nuovi mercati, privilegiando a oggi quello asiatico, dell’America Latina e non ultimo quello del Mediterraneo. Asia-Invest è il programma comunitario indirizzato alle pmi che mira a incentivare gli investimenti nel mercato asiatico e aiutare le imprese, europee e asiatiche, ad avviare rapporti commerciali tra loro, nonché a internazionalizzare le loro strategie industriali. Asia-Invest si scompone in diversi sottoprogrammi fra i quali: Business priming fund (Bpf); Asia investment facility. Il Business priming fund è un programma di assistenza tecnica per le imprese europee e asiatiche interessare a collaborare. Quest’azione è volta a fornire, per esempio, alle imprese europee il monitoraggio dei mercati esteri affinché possano più agevolmente definire strategie di penetrazione per un’apertura un rafforzamento. La Commissione europea indica alcuni settori definiti dì primaria importanza come: il settore dell’industria automobilistica, i materiali elettrici ed elettronici, la biotecnologia, le infrastrutture, i macchinari, i servizi, i trasporti, l’industria meccanica e farmaceutica, l’ambiente e tecnologie ambientali. Asia-Interprise è uno strumento di sostegno tecnico e finanziario che promuove, attraverso contatti, diretti tra i dirigenti di piccole-medie imprese interessate. 1# creazione di partnership. Il progetto interessa da una parte i 15 e dall’altra ben 18 Paesi dei Sud-Est asiatico, quali: Afghanistan. Bangladesh, Butan, Brunei, Cambogia, Cina. India. Indonesia. Laos, Malesia, Maldive, Nepal. Pakistan, Filippine, Singapore, Sri Lanka. Thailandia e Vietnam. Questo strumento riguarda dunque azioni che prevedano studi di fattibilità, selezione di imprese, la diffusione di informazioni, l’organizzazione di incontri, corsi di formazione e di informazione finalizzati alla cooperazione. E necessario precisare che i progetti devono necessariamente essere presentati da organizzazioni o enti no-profìt che rappresentino gruppi di imprese o che ne promuovano gruppi di interessi e che la cooperazione tra pmi deve interessare ai massimo tre settori economici collegati tra loro e individuati tra quelli considerati prioritari, come già indicati per il programma Bpf. Incentivare e sviluppare la cooperazione tra le piccole e medie imprese che operano nell’area dell’Unione europea è l’obiettivo del programma Joint european venture (Jev), con il quale si vuole raggiungere lo scopo di creare nuove imprese comuni transnazionali all’interno della Comunità. Queste nuove cooperazioni. che possono avere la forma di consorzi, di joint venture o di partecipazioni, sono indirizzate all’intraprendere nuove attività economiche, nonché a creare nuovi posti di lavoro. Possono beneficiare del finanziamento comunitario le pmi che vogliano costituire una cosiddetta impresa comune, coinvolgendo almeno un’altra impresa appartenente a un Paese comunitario diverso. L’iter per accedere al contributo comunitario è abbastanza snello, al pari della procedura “a sportello aperto”, poiché non esistono bandi e termini di scadenza: quindi gli interessati, in qualsiasi momento dell’anno. possono presentare all’intermediatore finanziario i loro progetti. La Commissione europea ha previsto fino ai 2004 un nuovo stanziamento per il progetto Al-Invest allo scopo di incentivare gli investimenti. e la cooperazione tra le pmi europee e quelle latino-americane (Argentina. Brasile. Cuba. Cile. Perù. Salvador, Bolivia. Guatemala. Honduras. Messico; Nicaragua. Panama, Paraguay. Uruguay. Colombia. Costa Rica. Equador. Uruguay e Venezuela). Il programma prevede una serie di azioni quali: l’organizzazione di incontri di settore tra le imprese; incontri multisettoriali, sostegno alla cooperazione industriale attraverso le reti dei centri specializzati Eurocentri e Copeco; servizi informativi on-line. In vista di un allargamento dell’Unione europea verso i Paesi dell’Europa centrale e orientale (Peco), di grande importanza diviene il cercare di ridurre il gap economico-sociale di queste nazioni. Attraverso l’attuazione, iniziata nel 2000 e che proseguirà fino al 2006, della cosiddetta strategia di preadesione, la Commissione europea continuerà ad assistere tali Paesi con numerosi strumenti, tra i quali i programmi Phare, Sapard e Ipsa.

Per tale periodo le risorse finanziane disponibili andranno ripartite, secondo quanto deciso dalle istituzioni comunitarie. tra i singoli Paesi interessati in base: alla densità della popolazione, in rapporto alla superficie del territorio; alla percentuale del Pil pro capite; con l’indicazione per ciascun Paese di un’equa ripartizione tra i progetti attinenti le infrastrutture di trasporto e l’ambiente. A tale proposito, Ipsa (Instrument for structural politicies for pre-accession) si propone di rendere familiari ai Peco le politiche e le procedure dell’Unione, aiutarli a conformarsi alle norme comuni-tane sull’ambiente, nonché di dare accesso alla rete transeuropea dei trasporti. In particolare Ipsa sostiene i progetti che rispondano a due requisiti: che abbiano un impatto significativo sulla tutela dell’ambiente o sul miglioramento delle condizioni delle reti di trasporto: che superino i 5 miliardi di euro. Nello specifico della tutela dell’ambiente concentra i suoi interventi primariamente su: inquinamento ielle acque, gestione dei rifiuti, inquinamento atmosferico, fornitura di acqua notabile: trattamento delle acque reflue. Per lo sviluppo dei trasponi le risorge finanziarie comunitarie sono destinate ad allineare le infrastrutture di trasporto dei Paesi dell’Europa centrale e orientale alle norme Ue con lo sviluppo di strade, ferrovie, porti e aeroporti a fronteggiare la crescita del traffico, singoli Paesi dell’Unione europea, fino al 2006, emaneranno i bandi di gara per l’attivazione dei progetti indicati alla Commissione per l’Ipsa, Un altro importante programma di agevolazione finanziaria indirizzato alla cooperazione nei confronti dei Paesi dell’Europa centrale e orientale è quello rappresentato in Italia dalla legge 212. la quale promuove la collaborazione economica, sociale, scientifica, tecnologica, formativa e culturale. Tale cooperazione è diretta a sostenere il processo di integrazione europea, favorendo e valorizzando le risorse umane e naturali dei cosiddetti Pvs (Paesi in via di sviluppo), utilizzando strumenti quali: cofinanziamenti, finanziamenti paralleli e contributi relativi a interventi della Comunità economica europea, della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e di altri organismi e istituzioni finanziari internazionali di cui l’Italia sia pane; concessione di contributi su crediti finanziari per interventi realizzati da imprese italiane o comunitarie nei Paesi di cui all’articolo 1 della legge. Soggetti beneficiari sono le imprese, i consorzi, le cooperative, le associazioni di categoria e relative aziende di servizio, gli enti pubblici e privati. L’iniziativa deve coinvolgere, oltre a un soggetto italiano, promotore e coordinatore del progetto, almeno un partner appartenente a uno dei Paesi individuati annualmente dal Comitato interministeriale per la politica economica (Cipe). Nell’ultima delibera, cosi come in quella del 15 dicembre 2000, la quinta commissione permanente del Cipe per il coordinamento e l’indirizzo strategico della politica commerciale con l’estero ha individuato ben 29 Paesi quali: Albania, Algeria, Armenia, Azerbaijan. Bosnia-Erzegovina. Bulgaria. Croazia, Egitto, Estonia, Federazione Russa, Georgia, Kazakistan. Kirghizistan, Lettonia, Libia, Lituania, Macedonia, Marocco, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Federale Jugoslava. Romania, Slovacchia, Slovenia. Tunisia. Ucraina, Ungheria e Uzbekistan. I progetti, da realizzarsi entro e non oltre 24 mesi, devono riguardare iniziative relative a: assistenza tecnica; progetti pilota di accordi di collaborazione per il trasferimento di tecnologia; studi di fattibilità e progettazioni nei settori dei trasponi, delle telecomunicazioni, della distribuzione, dell’energia, del turismo de! risanamento ambientale, igienico e sanitario, nonché in materia di riconversione industriale e agricola, e nel campo del restauro artistico e urbano: formazione professionale, manageriale e dei quadri intermedi: studi di fattibilità per costituzione di joint venture. Non sono invece ammesse al contributo le iniziative di natura meramente commerciale. né quelle riguardanti i campi dell’assistenza sanitaria. della ricerca scientifica e delle manifestazioni culturali. L’iniziativa deve essere oggetto di una dichiarazione di interesse alla realizzazione della stessa, rilasciata, entro il termine di presentazione della domanda dall’Autorità governativa competente nel Paese oggetto dell’intervento. Il progetto deve essere realizzato con personale e strutture degli organismi promotori, italiani e locali, e di eventuali partner. Nel caso in cui non vi siano adeguate risorse umane e materiali, è possibile fare ricorso, per realizzare specifici compiti a consulenti esterni, giustificandone i ‘ motivi e dando le informazioni necessarie per una valutazione delle professionalità coinvolte. Le spese ritenute ammissibili e non ammissibili sono riportate nella tabella in queste pagine: Sono prese in considerazione solo le spese fatturate in data successiva alla presentazione della domanda del contributo. L’ammontare del contributo previsto è del 50% dei costi ammissibili, con un massimo di 413.165.5 euro. Altri contributi possono pervenire dagli organismi partecipanti all’iniziativa (italiani o esteri) privati o pubblici. L’Unione europea ha istituito alcuni programmi quali Ten-Telecom ed E-Content volti a promuovere e sostenere l’uso di rea di telecomunicazioni globali in particolari settori di interesse socio-economico, per creare nuovi piani commerciali, per accelerare la diffusione sul mercato di nuovi servizi e per incoraggiare investimenti poco suscettibili di ottenere finanziamenti immediati sul mercato. Il programma Ten-Telecom ha come obiettivi primari quelli di agevolare la transizione verso la società elettronica, ovverosia incentivare le imprese a usare i servizi multimediali; creare nuovi posti di lavoro; potenziare la coesione economica e sociale; migliorare la competitività delle imprese europee. Il programma si rivolge ai fornitori di servizi Internet, agli operatori di infrastrutture, agli operatori di mezzi di informazione, agli organismi di servizi via satellite e di servizi mobili. Similmente il programma E-Content mira a favorire l’utilizzo di Internet; a promuovere la diversità culturale e linguistica; a incentivare !e prospettive occupazionali nel settore dell’elettronica. Coloro che siano interessati ad accedere al finanziamento che l’Unione europea ha destinato per il 2001-2004 devono presentare un progetto che dovrà essere redatto su un apposito formulario. Infine di particolare interesse è il piano comunitario Internet action plan, teso a garantire un uso sicuro di Internet. Così l’Ue promuove la lotta contro le informazioni illegali o nocive diffuse attraverso Internet. Perché possa essere creato all’interno delle reti globali un ambiente sicuro il programma comunitario prevede quattro diverse aree d’intervento: una linea “europea”, ove possano essere segnalati i contenuti illeciti su Internet: incoraggiare l’autoregolamentazione mediante l’applicazione di codici di condotta: creare sistemi di filtraggio e di classificazione dei contenuti delle informazioni trasmesse in Rete e facilitare la conclusione di convenzioni internazionali su sistemi di classificazione: promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte a genitori e insegnanti per informarli sui migliori sistemi di tutela dei minori contro i contenuti più deteriori della Rete. Chi vuole beneficiare del finanziamento, previsto per Iap, deve presentare un progetto in linea con i bandi di gara. La Commissione europea, nella valutazione, predilige i piani avanzati da almeno due partner provenienti da due Paesi diversi. Le imprese italiane esportatrici di beni e servizi, con priorità sui fondi alle piccole-medie imprese, comprese quelle agricole, i consorzi e i loro raggruppamenti, possono accedere agli incentivi riconosciuti dalla legge n. 394. incentivi volti a promuove la penetrazione commerciale all’estero, nei Paesi non appartenenti all’Unione europea. Le iniziative che possono beneficiare dei finanziamenti previsti dalla 394 devono principalmente avere come obiettivo la realizzazione di un insediamento permanente o durevole nei Paese estero oggetto di domanda, come, per esempio: uffici di rappresentanza, uffici commerciali, negozi, magazzini, depositi. saie espositive, centri di assistenza. La realizzazione di questi progetti può avvenire o a gestione diretta, o mediante una società partecipata estera. o mediante collaborazione con importatori, rappresentanti, o altri tipi di imprese di diritto locale. Il              finanziamento a tasso agevolato può essere concesso al massimo per 2.065.827 euro, somma che può essere elevata a 3.098.74-1 euro, qualora il soggetto sia un consorzio o un raggruppamento di pmi, e comunque copre al massimo l’85% dell’importo delle spese previste e approvate. Entro i due mesi successivi alla scadenza del periodo di utilizzo del finanziamento, il beneficiario deve trasmettere una relazione finale che illustri l’attività svolta e i risultati commerciali conseguiti con un dettagliato rendiconto delle spese sostenute. La Commissione europea ha istituito a sostegno dell’ecosistema il programma Life. Esso ingloba al suo interno tre sottoprogrammi quali: Life-ambiente, che promuove la cooperazione nel settore dell’industria del rispetto ambientale; Life-natura, per la protezione delle specie in via di estinzione dell’habitat naturale; Life-Paesi terzi, per attività svolte nell’ambito dei paesi terzi, volte al rispetto e alla protezione dell’ambiente. I finanziamenti previsti sono da ripartire tra i vari sottoprogrammi nel seguente modo: il 47% alle attività svolte nell’ambito del programma Life-ambiente; il 47% alle attività svolte nell’ambito del programma Life-natura; il 6% al programma Life-Paesi terzi. Importante è sottolineare come non siano riconosciuti ammissibili, per esempio, i costi di acquisto di terreni, quelli per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico, i costi per le infrastrutture non innovative. Possono accedere al contributo europeo solo le imprese europee e dei Paesi candidati all’adesione. Il Fondo sociale europeo (Fse) finanzia, tra l’altro, corsi di formazione professionale rivolti alla qualificazione di nuove figure, al fine di contribuire allo sviluppo in Europa di una politica di formazione professionale di qualità e innovativa. Una novità di rilievo è rappresentata dal progetto Leonardo II. che offre possibilità di attuare azioni congiunte con altri programmi nel settore dell’istruzione e della gioventù quali Socrates II e Gioventù per l’Europa. Il programma comunitario favorisce, in primo luogo, la promozione dell’apprendistato integrato al lavoro e nelle fasi iniziali della formazione professionale e a tutti i livelli: in secondo luogo favorisce il miglioramento della qualità e delle possibilità di accesso alla formazione continua e lungo tutto l’arco della vita, infine sostiene la cooperazione tra istituti di istruzione-formazione e imprese per favorire occupabilità e imprenditorialità. Per ciò che concerne i corsi di formazione, questi vengono finanziati, con contributi in conto capitale, la cui intensità oscilla tra l’80 e il 100% delle spese del corso medesimo ritenute ammissibili. Le spese ammesse alle agevolazioni sono le seguenti: la progettazione, il coordinamento e gli oneri di gestione e il training del corso, effettuati da professionisti esperti e qualificati nel settore: l’affitto e il noleggio di attrezzature e impianti specifici necessari per il corso: l’affitto di locali dove svolgere i corsi; la docenza degli insegnanti e il materiale didattico. In diverse aree dell’Europa, grazie anche alla loro particolare conformità geografica, vengono riconosciuti, alle imprese che lì scelgono di investire, diversi benefici finanziari e sgravi fiscali. E quello che, per esempio, recentemente avviene nelle Isole Canarie e in Svizzera, nelle zone frontaliere con l’Italia, e in particolare nel Cantone di Vaud. Grazie alla particolare conformità geografica le Isole Canarie godono ancora oggi di un sistema amministrativo e fiscale eccezionale rispetto al resto del territorio spagnolo. Diverse azioni applicabili nel territorio delle Isole, con l’obiettivo di promuoverne lo sviluppo economico e sociale, sono state apportate con la legge che ha di fatto introdotto un nuovo regime economico-finanziario e fiscale (Ref). Con l’ingresso nel 1986 della Spagna nell’Unione europea diverse modifiche sono state approvate al Ref. La più importante ha in primo luogo Introdotto una disciplina dell’imposizione fiscale diretta e indiretta e in secondo luogo ha previsto la creazione di una zona franca nei pressi di porti e aeroporti e ha istituito una zona speciale (zona especial canaria. Zec) estesa all’intero territorio dei-le Isole, con strumenti privilegiati per lo sviluppo economico dell’Arcipelago. La Zec ha come scopo quello di attrarre capitali e imprese. I benefici riconosciuti scadranno il 31 dicembre 2008. salvo proroga, e possono usufruirne anche le nuove imprese che si iscriveranno nel’ registro entro il 31 dicembre 2006. sia che si tratti di società di servizi.’ a esclusione delle imprese che svolgono attività finanziarie, sia di aziende manifatturiere o commerciali. Numerosi sono i vantaggi fiscali che vengono riconosciuti a chi scegli di insediarsi nella Zec. Tra i più interessanti si annoverano assoggettamento alle imposte sui redditi, con aliquote comprese tra l’I e il 5% (contro quelle ordinarie del 35% e, per le piccole-medie imprese, del 30%); esenzione dall’imposta generale indiretta canaria (Igic, simile all’Iva) sulle operazioni con altre società Zec e sulle importazioni; riduzione/esenzione dalle imposte locali; godimento dei vantaggi derivante dall’applicazione dei trattati bilaterali contro le doppie imposizioni stipulate dalla Spagna. Le imprese interessate a insediarsi nella Zec devono essere in possesso di diversi requisiti, quali: essere delle persone giuridiche, oppure essere dei ‘‘branch” di persone giuridiche o fisiche, anche straniere che siano però iscritte ne! registro ufficiale delle imprese della Zec: avere almeno un amministratore residente nelle Canarie; investire entro due anni dall’autorizzazione un importo minimo di 100.000 euro in attività fisse strumentali; l’oggetto sociale deve rientrare in una delle attività agevolate; creare entro i primi 6 mesi di attività almeno 5 posti di lavoro. Alla luce di quanto sopra esposto, non può non affermarsi che la Zona especial canaria non sia un’area che offre grandi opportunità d’investimento, questo grazie al particolare regime fiscale che, resterà in vigore almeno fino a tutto il 2008, e grazie alla concreta applicazione – anche per le Isole Canarie – dei trattati intemazionali stipulati dalla Spagna. Così come le Isole Canarie, anche il Cantone di Vaud rappresenta un ottimo investimento. Numerosi sono infatti, gli incentivi fiscali riconosciuti a settori come quello della salute, dell’alimentazione, della cosmesi e dei componenti per aerei e auto. Nel Cantone di Vaud gli incentivi fiscali e finanziari sono rappresentati da: tassazione dell’11% senza limiti di tempo per tutte le attività internazionali di commercio, servizi di utilizzo di marchi: esenzione per un massimo di 10 anni dalle imposte sul reddito per le attività di produzione e di servizi legati alla produzione: esenzione senza limiti di tempo per i redditi derivanti da partecipazione. Per le imprese che decidono di investire nei Cantone di Vaud sono riconosciuti, per le nuove attività industriali anche una serie di incentivi finanziari: è infatti previsto un finanziamento fino a due terzi del piano di investimento mediante un contributo in conto interessi per un periodo di tempo massimo di 8 anni, limitatamente alle zone a vocazione industriale. Infine è importante ricordare che la Svizzera ha firmato accordi contro la doppia imposizione con numerosi Paesi, tra i quali l’Italia, e quindi anche per questa ragione le società sono sempre più attratte dal territorio elvetico. C’è stato un nuovo rafforzamento del processo di cooperazione transfrontaliera tra Italia e Svizzera. La Comunità europea ha istituito il programma denominato Interreg IHA, che si propone di perseguire strategie congiunte di sviluppo territoriale sostenibile in grado di incidere rapidamente sui processi di cooperazione. Il programma interessa la frontiera esterna all’Unione europea tra l’Italia e la Svizzera, coinvolgendo le seguenti aree: le province di Biella. Novara Ver-bano-Cusio-Ossola e Vercelli: le province di Como. Lecco. Sondrio, e Varese; la regione autonoma Valle d-Aosta; la provincia autonoma di Bolzano: il Cantone Vàllese; il Canton Ticino: il Cantone dei Grigioni. Nell’obiettivo di contribuire al rafforzamento del processo di cooperazione transfrontaliera, favorendo l’integrazione delle aree di confine, stimolando uno sviluppo equilibrato e duraturo nei rispetto della salvaguardia, delle aree di confine, sia a livello istituzionale sia economico e sociale il programma Interreg DIA promuove: la cooperazione tra aree rurali frontaliere allo scopo di valorizzarne le” produzioni agroalimentari e forestali e favorire l’integrazione dei comparto agricolo con le altre attività economiche: l’integrazione economica dei sistemi produttivi transfrontalieri: il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale della zona frontaliera a fini culturali, didattici e di promozione dei territorio: la nascita e lo sviluppo di nuove opportunità di cooperazione tra i territori di frontiera attraverso azioni volte alla conoscenza dei territori e delle relative specificità, l’animazione culturale. i servizi al cittadino, il miglioramento della qualità della vita: l’incremento di fruitori di pacchetti turistici transfrontalieri, per aumentare i visitatori di beni di interesse storico-culturale-ambientale, aumentare le presenze turistiche alberghiere ed extralberghiere. Infine, si può senz’altro sostenere che il programma Interreg DIA rappresenta per le imprese italiane frontaliere, una notevole opportunità per ampliare la propria attività imprenditoriale internazionalizzandosi verso un mercato importante come quello svizzero.