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Malesia: Contesto economico e giuridico di riferimento per esportazioni ed investimenti

Nel panorama economico – giuridico odierno, la Malesia rappresenta uno fra i Paesi più attrattivi per instaurare rapporti internazionali diretti alla creazione di new business, in virtù del vasto ventaglio di opportunità offerte dal Paese e suscettibili di promuovere il know how italiano mediante lo stanziamento di capitali in loco. La Malesia, infatti, si configura fra i Paesi meta preferenziale di giovani imprenditori stranieri interessati alle esportazioni e agli investimenti internazionali, stante
la favorevole posizione geografica del Paese che si erge a snodo strategico per le infrastrutture energetiche nonché il collegamento diretto con il mercato medio-orientale; oltre alla pluralità di agevolazioni di natura doganale, fiscale e regolamentare di cui gode il Paese.

L’interscambio italiano-malese è in continua e progressiva crescita, sino a raggiungere attualmente un incremento del 22,6% su base annua, superando la soglia di ben 1,2 miliardi di Euro, configurandosi il Paese quinto partner commerciale sul mercato internazionale complessivo. Tali floride rilevazioni economiche rinviano a propositivi rapporti commerciali intercorrenti fra i due Paesi e risalenti nel tempo. Basti ricordare gli accordi bilaterali siglati da Italia – Malesia in relazione alla promozione e protezione degli investimenti, alla convenzione dedicata alla lotta contro la doppia imposizione, nonché alle recenti pattuizioni in materia di cooperazione economica, relazioni avvalorate da un vasto intreccio di rapporti diplomatici ed istituzionali coltivati da entrambi i Governi nell’ottica di promozione e sviluppo del mercato di riferimento. L’Ufficio Economico e Commerciale dell’Ambasciata infatti interagisce a livello governativo con le autorità locali unitamente alle as-sociazioni di categoria, promuovendo lo sviluppo delle relazioni economico commerciali bilaterali, assistendo e sostenendo gli operatori in caso di controversie commerciali con aziende locali o istituzioni nonché facilitando il dialogo con gli interlocutori malesi. A ciò aggiungasi la partecipa-zione della Malesia a diversi accordi di libero scambio, tali da offrire alle aziende operanti nel Paese innumerevoli vantaggi comparati. La Malesia, infatti, oltre a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), è membro dell’ASEAN Economic Community, la quale ha con-tribuito fortemente al processo di integrazione economica, favorendo l’ingresso nell’area di libero scambio di un sistema di agevolazioni già in essere. L’obiettivo di sviluppo economico perseguito
dalla politica malese si evince peraltro dagli innumerevoli negoziati conclusi con l’Unione Europea in tema di liberalizzazione, esportazione ed investimenti, nonché dalla sottoscrizione della Trans Pacific Partnership con partners mondiali (Il Trans Pacific Partnership è un trattato teso alla defi-nizione di un’unica regolamentazione normativa in materia di investimenti regionali. Fra i Paesi aderenti si annoverano: Australia, Nuova Zelanda, Brunei, Cile, Singapore, Perù, Vietnam, Male-sia, Messico, Canada, Giappone, Colombia, Filippine, Thailandia, Taiwan, Corea del Sud e Indo-nesia). La cooperazione economica ha determinato l’apertura dell’economia interna del Paese verso l’orizzonte globale del sistema commerciale, stimolando una crescita costante e sostenuta, innalzando vorticosamente gli standard macroeconomici del Paese che, in un decennio, è divenuto un Paese da annoverarsi fra quelli a medio reddito, con l’obiettivo odierno di assumere la qualifica di Paese industrializzato entro il 2020. Tali esigenze avanguardiste nutrite ed auspicate dal governo malese, affiancate ad un quadro regolamentare più flessibile e condiviso, rendono il Paese una fruttuosa area economica e commerciale, che favorisce le relazioni internazionali, agevola l’operatore straniero ad intraprendere rapporti commerciali con il Paese incoraggiando l’investimento in loco, ex multis, mediante l’acquisizione di contratti e commesse estere.

Plurimi e variegati sono i settori che meglio descrivono l’inter-scambio insistente tra Italia e Malesia, caratterizzando in maniera alquanto rilevante il flusso di esportazioni che, nell’ultimo decennio ha rilevato un sensibile aumento dell’export, incrementato del 22,6% in soli quattro mesi e, registrando una variazione in aumento pari a 440 milioni di Euro. La domanda di prodotti italiani è strettamente legata all’esigenza di consolidare la base produttiva interna, puntando all’ammodernamento e al miglioramento degli standard qualitativi, connessa peraltro al fortissimo interesse nutrito dal Paese nei confronti del Made in Italy. Infrastrutturale, farmaceutico, petrolifero ed energetico: questi i principali settori rappresentativi delle esportazioni nel Paese nonché delle opportunità di investimento presenti per le imprese italiane.

In Malesia l’industria meccanico–strumentale con la produzione, fabbricazione e conseguente commercializzazione di macchinari ed apparecchiature industriali ha subito un radicale e considerevole incremento con livelli di sviluppo e specializzazione nel ramo, altamente rilevanti. Il che si configura in piena e concorde aderenza rispetto a quelli che sono gli obiettivi di industrializzazio-
ne perseguiti dalla politica governativa malese, tesa ad incrementare gli standard qualitativi del settore di riferimento, direzionando la produzione di macchinari specialistici dotati un forte valore aggiunto, di natura tecnologica, con l’intento di contrastare i propri competitors asiatici. Concordemente alle attese di sviluppo del mercato riposte dalla politica interna del Paese, è stato recentemente varato un “ Industrial Master Plan” con il precipuo intento di rendere la Malesia un centro di collegamento e rafforzamento regionale volto alla produzione, distribuzione e commercializzazione di macchinari ed apparecchiature altamente tecnologici, dotati di un’intelligenza artificiale tale da rendere autonome le lavorazioni (con conseguente decremento dei costi di produzione ed incremento dei ricavi derivanti dalla vendita sul mercato globale). Pertanto, si individuano taluni settori cui è stata riconosciuta una sorta di priorità, stante il ravvisato concreto slancio verso un ampliamento del business del Paese, fra cui si annoverano macchinari ed apparecchiature tecnico-specialistiche per l’industria, attrezzature per la generazione di elettricità ad ampio raggio, macchinari ad hoc per la lavorazione di metalli, legno e soprattutto plastica. Nel comparto della meccanica, che rappresenta una voce di rilievo nella tensione del Paese verso l’export nostrano, l’Italia assume un ruolo di indiscutibile rilievo nel trasferimento di nuove tecnologie, know how industriale d’eccellenza nonché per la costituzione di joint ventures specifiche per ogni singolo affare nell’organizzazione di servizi di post vendita qualificati. La centralità di tale settore si evince, fra l’altro, oltre che dagli incentivi e benefici accordati alle imprese che si occupano di questo settore,
anche dagli investimenti che il Governo cerca di direzionare e destinare ai giovani talenti, al fine di accordare agli stessi un elevato livello di formazione tecnico-industriale, promuovendo l’innovazione, lo sviluppo, il marketing al fine di massimizzare la crescita del settore industriale. In questi termini, occorre rammentare l’importante presenza italiana nel comparto della meccanica malese
che, per il tramite di Finmeccanica, partecipa all’incremento dell’economia attraverso forniture e dotazioni relative al settore della difesa, del trasporto e dei servizi pubblici locali. In conclusione, occorre rammentare come i recenti accordi bilaterali siglati dal Paese, tra cui quello sottoscritto con la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Sicurezza e la Difesa nonché quello
intervenuto tra il Ministero della Difesa Malese e quello Italiano, con lo stanziamento di circa un miliardo di Euro con l’intento di implementare gli investimenti e, di conseguenza, di rafforzare e sviluppare la ricerca tecnologica e la collaborazione industriale fra un network globale di imprese in questo specifico settore di riferimento.
Altro ambito economico di precipua rilevanza è costituito da quello delle infrastrutture. La Malesia, infatti, grazie alla propria posizione geografica posta al centro della regione del sud est asiatico, si configura quale un importante corridoio di passaggio e canale preferenziale volto all’interscambio, offrendo in questi termini rilevanti opportunità per gli investitori esteri. Pertanto, il Paese presenta un vantaggioso sistema d’incentivi agli investimenti, classificandosi al secondo posto in Asia tra i paesi considerati più attraenti per gli investimenti in infrastrutture, dopo Singapore (fonte: rapporto “Arcadis Global Infrastructure Investment Index”). Ergo, il sistema infrastrutturale si configura quale spina dorsale del Paese, vero e proprio catalizzatore dello sviluppo economico a lungo termine. Altro settore in cui è interessante investire è quello della comunicazione e delle tecnologie: il Mul-
timedia Super Corridor Malaysia (MSC Malesia) è uno status che consente alle aziende operanti nel settore delle tecnologie multimediali di ottenere numerosi incentivi fiscali. Attualmente 2.356 società hanno ottenuto lo status MSC, delle quali oltre 500 a capitale straniero. L’MSC Malaysia è un’iniziativa volta a sviluppare l’industria dell’Information Communication Technology per trasformare la Malesia in una società della “conoscenza” trainata dalla new economy. Il Governo si sta impegnando inoltre con la Telekom Malaysia a sviluppare la banda larga ad alta velocità nelle aree densamente popolate, come l’area di Port Klang e la capitale, Kuala Lumpur.

Sotto il punto di vista della penetrazione del mercato mediante gli strumenti fiscali offerti, la normativa fiscale malese prevede un sistema di aliquote differenziate in relazione ai diversi scaglioni di reddito, con una netta e severa suddivisione reddituale con la relativa individuazione di due specifiche categorie: tassazione sulle persone fisiche e tassazione sulle persone giuridiche.
Tassazione sulle persone fisiche. prevede che il reddito imponibile sia assoggettato ad aliquote progressive che variano da un minimo dello 0 percento per i residenti ad un’esenzione totale pari ad un indice massimo del 30%. Sono previste, per i soli soggetti residenti, detrazioni che riguardano la composizione del nucleo familiare e spese mediche. Totalmente esenti sono invece i redditi da lavoro, per soggetti residenti in Malesia, ma che ivi permangono per meno di due mesi.

Mentre, i soggetti non residenti sono assoggettati ad un’imposta in misura pari al 29%, senza possibilità di accedere a detrazioni di sorta. Le persone non residenti sono assoggettate ad una cedolare di acconto, volta a trasformarsi in una tassa definitiva, diversamente articolata per varie tipologie di reddito: – Reddito derivante da consulenza tecnica, assistenza e servizi di monito-
raggio relativi alla fornitura di impianti e macchinari, nonché per prestazioni connesse all’utilizzo di beni immateriali: 10%
– Royalty: 10%
– Reddito derivante da interessi bancari e/o prestazioni artistiche: 15%

Peraltro, vi sono talune categorie di lavoratori assoggettati alla cosiddetta Payroll Tax che si sostanzia in un prelievo – forzoso – pari all’1% del loro stipendio mensile al fine di contribuire al pagamento dei corsi di formazione professionale che interessano gli stessi.

Tassazione sulle persone giuridiche. per quanto concerne i redditi prodotti dalle persone giuridiche, senza che intervenga una distinzione tra residenti e non residenti, sono assoggettati ad un’imposta pari al 25%. Eguale aliquota si applica ad una sede secondaria di una società estera o ad una società costituita in Malesia ma controllata da una società estera. Fanno eccezione le imprese che si occupano di estrazione e lavorazione di petrolio alle quali è applicata la c.d. petroleum tax con un’aliquota pari al 38%.

L’IVA malese, a partire dal 2015 è equiparabile completamente alla normativa italiana in materia di imposta sul valore aggiunto. Infatti, dall’aprile 2015 è stata introdotta una novella normativa che ha condotto all’applicazione di un’aliquota gravante sulle vendite pari al 6 percento. La nuova regolamentazione ha un’applicazione generalizzata, colpendo tutti i beni e servizi prodotti nel territorio, essendo tuttavia temperata da taluni limiti che investono le derrate alimentari e il relativo approvvigionamento, nonché servizi di incidenza pubblica quali il trasporto locale e il servizio di distribuzione.

Il Governo ha previsto altresì una serie di incentivi volti all’agevolazione e all’incremento del business in loco, sia nel settore manifatturiero, sia per la ricerca e lo sviluppo, nonché per la formazione. Sotto il punto di vista delle agevolazioni per il settore manifatturiero, i benefici più rilevanti sono accordati a tale settore tramite due diversi meccanismi, che si individuano nella possibilità di accordare all’impresa e al relativo imprenditore lo Stato di Impresa Pioniere (al fine di usufruire di un’esenzione parziale sull’imposta sul reddito per 5 anni), oppure, attribuendo una detrazione fiscale sugli investimenti mediante uno sgravio complessivo del 60% (da intendersi in alternativa allo stato di impresa pioniere). Incentivi per le imprese ad alta tecnologia -> settori emergenti con esenzione totale (100% impresa pioniere) o sgravio del 60% spese in conto capitale sostenute
nei 5 anni.

Sotto il punto di vista degli incentivi per la ricerca e lo sviluppo, particolare vantaggio viene riconosciuto ad attività concernenti lo studio intensivo e sistematico nel campo della scienza e tecnologia con l’obiettivo di utilizzare i risultati per produzione e miglioramento materiali, dispositivi e prodotti; mentre per la formazione, alle aziende esistenti che hanno svolto formazione tecnica e professionale ed effettuato investimenti in attrezzature volte al potenziamento di capacità produttive è accordata una detrazione rilevante.

La dinamicità del mercato malese – che rende attrattivo, per gli investitori stranieri, il clima imprenditoriale imperante nel Paese, in considerazione delle innumerevoli opportunità di business, diversificate ed in costante aumento – è dovuta anche al quadro normativo e regolamentare che disciplina gli investimenti e l’interscambio fra Paesi esteri. Il mercato malese è stato infatti oggetto di un processo di graduale apertura verso il commercio e l’economia internazionale globalmente intesa, grazie all’ingresso del Paese nel contesto delle organizzazioni economiche internazionali, circostanza che ha fortemente contribuito allo sviluppo economico della Malesia favorendo l’intreccio di rapporti commerciali con altri Paesi, non ultimo con l’Italia.

La libera circolazione di persone, merci e capitali, in aderenza ai dettami normativi internazionali, con la contestuale abolizione o limitazione dei dazi e imposizioni protezionistiche, ha contribuito all’apertura della Malesia verso i mercati internazionali, gli interscambi globali, inserendo il Paese in un contesto fino a quel momento acclaratamente sconosciuto. L’instaurazione di rapporti economico-commerciali con altri Paesi ha fatto emergere l’importanza di promuovere e favorire gli investimenti esteri, in un’ottica di crescita ed avanzamento delle peculiarità e potenzialità interne.
Da qui la promulgazione di una normativa ad hoc relativa agli investimenti esteri, col varo della quale si è accentuato l’interesse che gli imprenditori stranieri nutrivano per il Paese. La Legge sugli Investimenti precipuamente riformata riconosce agli investitori stranieri il diritto di svolgere attività economiche attribuendo notevoli agevolazioni qualora stanziamento avvenga in predeterminati settori di investimento, che assumono carattere particolarmente privilegiato in vista delle attese di espansione politiche e governative. Ciò si concilia perfettamente con la ratio sottesa alle agevolazioni fiscali concesse agli investitori stranieri, laddove gli stessi contribuiscano alla creazione di nuovi posti di lavoro con l’acquisizione di specifici asset aziendali volti all’ammoderna-
mento e sviluppo della produzione di merci e servizi nel breve termine. La Malesia, peraltro, assume lo status di Paese privilegiato proprio in materia di investimenti, avendo siglato trattati internazionali ed accordi privilegiati in materia economico commerciale tesi alla protezione degli investimenti stranieri. Tale obiettivo viene perseguito dalla politica governativa malese per il tramite dell’istituzione del MIDA (Maleysian Investment Development Authority, agenzia governativa ad hoc volta alla promozione e al coordinamento dello sviluppo industriale malese, principalmente nel campo manifatturiero), accordando agli imprenditori interessati informazioni gestionali ed assistenza ai fini della pianificazione industriale nel settore. La tutela dell’investitore – mediante una disciplina in materia di protezione di capitali esteri – è garantita altresì da accordi bilaterali e convenzioni tra Italia e Malesia, inter alias, Accordo sulla Protezione e Promozione degli Investimenti del 1998 – per la promozione diversificata degli investimenti – stabilendo un regime di abolizione della doppia imposizione e favorendo l’apporto di capitale straniero su territorio nazionale in adesione alla finalità di crescita economica del Paese in un’ottica internazionale, nonché in materia di cooperazione economica, anche a garanzia della libera circolazione di merci e capitali, contribuendo a rafforzare ulteriormente l’interscambio complessivo mondiale.

La Malesia si configura quale il Paese asiatico con la più celere crescita economica registrata negli ultimi anni. Ciò è stato reso possibile dalla partecipazione del Paese in diverse organizzazioni economiche internazionali, alle quali la Malesia ha aderito per il tramite di accordi e convenzioni pattizie. La Malesia è infatti membro dell’Asean Free Trade Area – AFTA (area di libero scambio
che si compone di alcuni fra i Paesi aderenti all’ASEAN, il cui scopo è quello di introdurre una tariffa preferenziale al fine di aumentare i rapporti commerciali fra i Paesi aderenti che sono: Brunei, Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia, Laos, Vietnam, Birmania, Cambogia), che ha condotto il Paese ad una mutazione del regime economico commerciale, incrementando in maniera notevole ed inattesa l’interscambio con gli altri Paesi, divenendo un sito di inestimabile interesse per lo stanziamento di capitali esteri ai fini di promuovere l’investimento in loco. La Malesia partecipa attivamente a trattati plurilaterali in tema economico-commerciale, fra cui l’Asean Economic Community – AEC – che consente al Paese di esternalizzare il mercato accordando allo stesso innumerevoli opportunità di investimento; nonché figura quale parte integrante della World Trade Organization – WTO – divenendo consequenzialmente membro di trattati internazionali siglati in materia di protezione di capitali esteri, investimenti stranieri e proprietà intellettuale. Un importante traguardo raggiunto dalla Malesia, dopo anni di negoziazioni, è l’ufficiale ingresso del Paese fra quelli aderenti alla Trans Pacific Partenership – TPP – avvalorando l’intento assunto dalla politica interna malese di poter così accedere ad un mercato concretamente globale. A seguito dell’uscita degli USA da suddetto accordo internazionale, contingenza particolarmente recente, occorre rilevare come il governo malese sia stato fra i primi a paventare la necessità di una rinegoziazione. Ed infatti, lo scorso novembre il Primo Ministro malese, Najib Razak, ha dichiarato che gli undici Paesi aderenti all’accordo internazionale sono in procinto di siglare una nuova ancorché rivisitata versione del trattato ritenendo che, concordemente, tutti i Paesi sostengono che il libero commercio sia il canale migliore per generare nuova ricchezza e che la decisione assunta dagli Stati Uniti, quandanche rispettata, richiede necessariamente una ridefinizione delle condizioni ivi contenute ed oggetto, allo stato, di una pluralità di incontri e tavole rotonde tra i ministri dei diversi Stati a ciò precipuamente finalizzate.

Tra le convenzioni bilaterali stipulate tra Italia e Malesia, in primo luogo si fa riferimento agli accordi bilaterali intervenuti con l’Italia per la promozione e protezione degli investimenti, nonché dell’accordo contro le doppie imposizioni, sanciti nel 1998. Tali Convenzioni, tendenzialmente ispirate al modello varato dall’ OCSE e/o ONU, mirano ad evitare la doppia imposizione, preve-
nendo l’elusione e l’evasione fiscale con la contestuale abolizione di doppie esenzioni. La funzio-ne ad esse sottese è proprio quella di evitare che uno stesso soggetto soggiaccia contemporaneamente a due diversi regimi di tassazioni in ragione del medesimo reddito. Ad esempio, mediante l’accordo contro le doppie imposizioni, viene previsto che:

x I redditi derivanti da beni immobili vengono tassati solo nello stato in cui si trova il bene;
x I redditi d’impresa vengono tassati solo nello stato di produzione (in cui è situata la stabile
organizzazione);
x I redditi derivanti da trasporto aereo e marittimo vengono tassati solo nello stato in cui ha la
gestione la società;
x L’imposta sui dividendi è pari al 10% dell’ammontare lordo del dividendo;

x L’imposta sugli interessi è pari al 15% dell’interesse ed è applicata nello stato di apparte-
nenza;

x I salari e le remunerazioni derivanti da attività professionale sono tassati solo nello stato di
residenza dell’individuo.
Peraltro, risalta particolarmente una recente iniziativa assunta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2015 per il tramite della valida sottoscrizione, nel 2015, di due decreti ministeriali atti a ridefinire la black list in materia di indeducibilità dei costi nonché delle Controlled Foreign Companies. In ispecie suddetti decreti ministeriali provvedono ad espungere dalla precedente blacklist taluni Paesi e, segnatamente, ventuno con i quali sono entrati in vigore una serie di accordi bilaterali multilaterali che, consentono a pieno titolo lo scambio di informazioni in materia fiscale, fra cui è ricompresa anche la Malesia. I decreti ministeriali in discorso, sono stati modificati per favorire l’attività economica e commerciale transfrontaliera delle imprese nostrane in territorio estero. In particolare, a norma di tale regolamentazione sono stati sottratti dall’elenco di cui alla black list, quei Paesi che non soltanto vantano accordi bilaterali con l’Italia ma, nei quali è possibile riscontrare l’adozione di un regime generale di imposizione non inferiore al 50% di quello applicato in Italia.

Sotto il punto di vista delle Convenzioni internazionali cui la Malesia è aderente, si richiamano l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), la World Intellectual Property Organization (WIPO) e la Convenzione di New York.

WTO – Organizzazione Mondiale del Commercio. La Malesia è membro della World Trade Organization – Organizzazione Mondiale del Commercio che nel 1995 ha sostituito il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) – costituita con l’obiettivo di agevolare l’attuazione e la gestione degli accordi multilaterali in campo commerciale, fornire un foro negoziale per la discussione e amministrare la soluzione delle controversie. Oltre alle tematiche più strettamente legate al commercio di beni e servizi, il WTO è un foro negoziale internazionale di rilievo anche per quanto concerne le tematiche ambientali, i diritti dei lavoratori, i diritti culturali e, più in generale, le cosiddette ‘non trade issues’ che in vario modo sono collegate al commercio di beni o servizi.

WIPO – Organizzazione Mondiale per la Proprietà intellettuale – e Accordo di Madrid (EUIPO). La Malesia è anche parte della World IP Organization – Organizzazione Mondiale per la Proprietà intellettuale (OMPI), agenzia appartenente all’ONU costituita nel 1967 – volta ad incentivare la tutela e la salvaguardia della proprietà intellettuale.
Grazie a tale regolamentazione, le società intenzionate a investire in Malesia sono tutelate da un contesto che fornisce una spiccata e maggiore protezione dei propri prodotti, servizi e tecnologie da ogni eventuale uso illegittimo e distorto perpetrato da parte di soggetti non autorizzati. Il fine di impedire, per il tramite di un corpus normativo più garantista e penetrante, qualsiasi violazione in materia, apprestando una tutela del know-how di rilievo, è stata maggiormente accentuata dalla predisposizione di Organismi nazionali, dotati di specifiche competenze ed autonomi sistemi organizzativi che, vigilano sul legittimo sfruttamento di prodotti e servizi a livello provinciale, distrettuale e ministeriale. Il che è indubbiamente incentivante per potenziali investitori stranieri che, nell’ottica di uno sviluppo del proprio business, sono indotti a servirsi del proprio know-how im-
prenditoriale essendo il medesimo ancorato a garanzie di tutela esemplari.

Convenzione di New York. In tema di riconoscimento ed esecuzione di lodi arbitrali internazionali, la Malesia, alla stregua dell’Italia, ha aderito alla Convenzione di New York del 1958, volta a garantire la circolazione – anche nel peculiare contesto internazionale – dei lodi arbitrali, in quanto frutto dell’autonomia negoziale delle parti. L’arbitrato internazionale infatti rappresenta un metodo alternativo di risoluzione delle controversie internazionali nascenti fra imprese di diversa naziona-
lità ed investitori stranieri, a volte su un territorio statuale terzo. Si tratta di uno strumento attraverso il quale si perviene alla composizione della controversia in maniera assolutamente privata, benché nel rispetto dei canoni di neutralità ed imparzialità degli arbitri chiamati a decidere la questione, nell’ambito di un unico e solo procedimento che, per ovvie ragioni, non appresta le ordinarie garanzie proprie dei tre e diversi gradi di giudizio. Di contro, l’arbitrato assicura una rapida definizione della lite, mediante l’ausilio di professionisti e tecnici altamente specializzati e dunque qualitativamente competenti per un’adeguata risoluzione della controversia.

Studio Legale
Iannantuoni- Cerruti&Associati—Avv. Luciano Iannantuoni